La voce dei poeti
non è ordinaria. Non fuoriesce dalla maschera, non proviene dai condizionamenti.
La parola dei poeti non è dettata dall’adulto adattato al mondo.
I poeti non descrivono sé stessi, non si aumentano, non si affermano. Neanche quando, apparentemente, sembra che lo facciano.
La voce dei poeti è vera e proviene dall’anima.
Come tuffatore il poeta si immerge negli spazi intermedi – il proprio cuore, la coscienza altrui, il tempo, un animale, il pulviscolo di polvere – per emergere con una perla o con la consapevolezza dell’abisso. Quello che realmente ha visto non può descriverlo, può solo tentare di trasmetterlo, racchiudendolo in spazi piccoli, atomi, lo infonde nei dettagli. I simboli diventano così, interi mondi, reali, fisici, viventi.
La poesia ha anche un volto lunatico, persino pericoloso.
Giovanna Iorio, artista italiana attiva a Londra e a sua volta autrice di raccolte di versi, si volta a guardare sulla terra lo spazio occupato dai poeti, ce ne mostra le voci, le raccoglie e le trasforma da suono in visione.
Poetry Sound Library , il nome del progetto: “Poetry Sound Library è un sogno: vogliamo ascoltare le voci dei poeti e vogliamo vedere da dove provengono” (G. Iorio).
Un’idea tanto delicata quanto originale: raccogliere le voci dei poeti e, partendo da una traccia sonora di pochi minuti, realizzarne uno spettrogramma, un’impronta digitale.
Affascinanti i risultati, dalle calde fumose tonalità della voce di Wilde, resa come nuvola purpurea, fino alla Achmatova, spettrogramma malinconico e candido come una rosa.
Interessante il colpo d’occhio sulle origini geografiche di questi cori di voci poetiche.
Geografiche, perché l’altra origine, quella vera, è invisibile.
Veramente e fino in fondo, la poesia si mostra solo alla Poesia.
IMMAGINE
Anna Andreevna Achmatova, Voice Portraits, Giovanna Iorio
LINK
Voice Portraits, catalogo mostra
Poetry Sound Library, archivio e portale
Poetry Sound Library, video